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tre giorni in Abruzzo

agosto 2019

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#ipaziatakesabruzzo

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Sono nata in Abruzzo, nella provincia di Teramo e per 19 anni non mi sono mai resa conto di quanto fosse bella la mia regione.

Per questo ho deciso di organizzare un mini tour di tre giorni cercando di toccare quante più tappe possibili di mio interesse, e tra le mie ricerche ho scoperto che c’è molto di più e questo articolo (se così si può chiamare) è solo una piccola parte di quello che può essere scovato in Abruzzo. Perciò leggetelo e se vi interessa quello di cui ho scritto, vi invito a documentarvi e vivere altri posti che io non ho avuto il tempo di visitare.

 

GIORNO 1

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La nostra base di partenza è stata Montorio al Vomano, il paese in cui sono cresciuta nonchè porta del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga. Il suo nome deriva da Mons Aureus, monte d’oro, probabilmente dovuto alla presenza del Colle in cui si concentra la parte vecchia del paese. Il centro storico ha il suo cuore in Piazza Orsini e nella Chiesa di San Rocco, edificata intorno al XVI secolo; da qui si snodano la strada di sotto e il Corso con le sue caratteristiche ruette. Il paese gode di bellezze naturalistiche come il Lungofiume che fa parte del Parco territoriale attrezzato del Fiume Vomano e che, attraverso il tracciato dell’antica via Cecilia, giunge fino al Tempio di Ercole di epoca italica.

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Montorio al Vomano e il Colle

@ipaziarossi per @visitmontorioalvomano

Siamo ripartiti alla volta de L’Aquila, la città resiliente, che sta piano piano ricostruendosi più bella di prima. Il centro storico, nonostante chiuso parzialmente dai cantieri, ci svela alcune bellezze da poco riaperte dopo i restauri. Sulla piazza principale si affaccia la Chiesa di Santa Maria del Suffragio, edificata nel 1713 in memoria delle vittime del terremoto del 1703 e quindi simbolo della ricostruzione settecentesca del capoluogo. Non abbiamo visitato a fondo la città per mancanza di tempo ma non ci siamo fatti mancare la Basilica di San Bernardino, riaperta al pubblico nel 2015, di cui ci ha colpiti principalmente l’interno, con organo e soffitto barocchi in legno intagliato e ornato di oro zecchino a cui hanno lavorato maestranze del XVIII secolo. La Basilica, dalla sua facciata originale in stile rinascimentale abruzzese, conserva le spoglie di San Bernardino da Siena.

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Basilica di San Bernardino (interno)

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Abbiamo camminato fino alla Fontana Luminosa e al Parco del Castello che ospita il Forte Spagnolo e dal 2012 anche l’Auditorium del Parco realizzato da Renzo Piano per contribuire alla ricostruzione post sisma e riconoscibile per il suo rivestimento a listelli lignei colorati.

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Auditorium del Parco (esterno)

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Non potevamo lasciare L’Aquila senza una veloce visita alla Basilica di Santa Maria di Collemaggio, sita appena fuori la cinta muraria e voluta nel 1288 da Pietro da Morrone, incoronato papa Celestino V (vi ricordate quello del gran rifiuto?) proprio qui dentro. Mentre l’interno semplice a tre navate con arcate ogivali su pilastri ottagonali, a copertura lignea e con impianto absidale diviso in cinque parti presenta una sovrapposizione di stili diversi, la facciata esterna è considerata la massima espressione dell'architettura abruzzese di stile romano-gotico.

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Basilica di Santa Maria di Collemaggio (esterno)

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Abbiamo lasciato l’Aquila per Santo Stefano di Sessanio, il più suggestivo borgo del Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga, nonchè completamente costruito in pietra calcarea bianca. Il nome potrebbe derivare da Sextantio, piccolo insediamento romano distante sei miglia da un più importante villaggio romano. Dal XIII secolo Santo Stefano è stato compreso nella Baronia feudale di Carapelle mentre dal 1579 è entrato in possesso della famiglia Medici, la quale ha fatto costruire la Torre Medicea di avvistamento (oggi gravemente danneggiata dal terremoto) e il portale d’ingresso con lo stemma gentilizio.

Pittoresco per i suoi scorci con porte e balconi decorati, il borgo sembra non lasciare nulla al caso.  

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Santo Stefano di Sessanio

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A soli cinque minuti in macchina è sito Calascio, altro caratteristico borgo, rinomato principalmente per la sua Rocca. Posta a 1460 metri di altitudine, è la più alta d’Europa e inserita tra i quindici castelli più belli al mondo. Non era un castello abitato da principi e principesse, bensì una fortezza militare, una torre di controllo e avvistamento, posta in quel punto nel corso dell’XI-XII secolo per una questione strategica, doveva far parte di un sistema difensivo costituito da altre unità che raggiungevano il mare Adriatico. La parte più antica si identifica nel mastio centrale, attorno a cui vennero aggiunte successivamente le torri circolari, commissionate da Antonio Piccolomini.

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Rocca Calascio

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Si può accedere alla Rocca venendo da Santo Stefano e seguendo quindi le orme degli antichi pastori che, durante la transumanza, percorrevano quello che veniva chiamato il Tratturo Magno; oppure direttamente dal borgo di Calascio attraverso un sentiero più irto e roccioso, lungo il quale si incontra l’ottagonale Chiesa di Santa Maria della Pietà, edificata dai pastori in segno di riconoscenza alla Madonna dopo il respingimento di un gruppo di briganti.

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Chiesa di Santa Maria della Pietà (esterno)

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Ci dirigiamo verso Bominaco, immerso nel silenzio e nella natura, noto per la presenza poco distante dal centro, del complesso monastico benedettino di cui fanno parte l’abbazia di Santa Maria Assunta e l’oratorio di San Pellegrino, costruito a partire dal secolo VIII per ordine di Carlo Magno

Salendo dal retro dell’Abbazia di Santa Maria Assunta si ammirano le tre absidi con monofore, raggiungendo la facciata invece si apre un maestoso portale romanico. La guida che ci ha accompagnati si è vantata di come l’abbazia fosse l’unica in Abruzzo (e, se non ricordo male, in tutta Italia) a possedere l’arredo ecclesiastico al completo: il ciborio, l’ambone a base quadrata, la cattedra abbaziale, il candelabro pasquale. La semplice navata centrale è caratterizzata dall’originale decorazione lapidea, individuabile nei capitelli, tutti diversi, scolpiti dagli stessi monaci. 

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Abbazia di Santa Maria Assunta (interno)

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Dall’esterno l’Oratorio di San Pellegrino sembra molto modesto ma all'interno ci mostra la sua inestimabile ricchezza tanto da meritarsi l’appellativo di Cappella Sistina d’Abruzzo. Presenta un’unica e rettangolare aula, che custodisce e racconta, attraverso un ciclo di affreschi che rivestono la totalità delle pareti, alcune scene della vita di Gesù e del Santo, attribuibili stilisticamente a tre distinti autori chiamati maestri. Secondo gli studiosi si tratta di naturalismo gotico che anticipa  la stagione pittorica giottesca. Due plutei marmorei scolpiti con l'immagine di un drago ed un grifone separano la zona destinata ai pellegrini da quella dei monaci. Unico nel suo genere, è l’affresco raffigurante il calendario, dipinto su due lati che evidenzia, oltre ai mesi rappresentati da figure allegoriche, anche i giorni con le festività, le fasi lunari e i segni zodiacali.

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Oratorio di San Pellegrino (interno)

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Arriviamo a Roccamorice e da lì, dopo qualche altro minuto in macchina e a piedi tra erba alta e speroni rocciosi, raggiungiamo l’Eremo di San Bartolomeo in Legio dove Celestino V trascorse tre anni della sua vita da eremita, dal 1274 al 1276. L’Eremo di San Bartolomeo, edificato da papa Celestino V come molti altri della zona (es: Eremo di Sant’Onofrio al Morrone), è perfettamente conservato e presenta sulla porta una parte di affresco raffigurante Cristo e la Vergine Maria. Essendo un luogo di preghiera e raccoglimento, gli spazi interni sono minimi e modesti: la piccola nicchia dell’altare con la statua di San Bartolomeo e, passando attraverso una porticina, la spartana cella eremitica con il focolare. La bellezza dell’Eremo sta principalmente nel paesaggio circostante, l’abbiamo raggiunto al tramonto quando il sole, rivolgendosi sulla destra, scende lentamente dietro ai monti e illumina di rosa la roccia in cui è incastonato.

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Eremo di San Bartolomeo in Legio (esterno)

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GIORNO 2

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Al mattino del secondo giorno abbiamo passeggiato per Sulmona, città dei confetti rinomati in tutto il mondo e nota anche per aver dato i natali a Publio Ovidio Nasone (autore de Le Metamorfosi). Il centro si concentra intorno a Piazza Garibaldi, la piazza del mercato che saltuariamente ospita anche manifestazioni religiose e rievocazioni storiche (es: Giostra Cavalleresca, Madonna che scappa). La piazza è tagliata dall’Acquedotto medioevale, costruito sotto il regno di Manfredi, figlio dell’imperatore Federico II di Svevia, splendido esempio di ingegneria medioevale con i suoi archi a sesto acuto e la funzione di trasporto delle acque dal fiume Gizio in città.

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Piazza Garibaldi e Acquedotto medioevale

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Perdendoci tra le vie incontriamo il Complesso della Santissima Annunziata, costituito da una chiesa e un palazzo, e considerato il monumento più significativo della città di Sulmona. Per il lungo cantiere al quale è stato sottoposto durante il XV secolo, in facciata presenta vari stili, dalle forme medievali a quelle rinascimentali, mentre il palazzo adiacente ha cambiato funzione nel corso dei secoli, prima adibito a Ospedale Civile, oggi accoglie il Museo Civico. L’interno si presenta suddiviso in tre navate e la sua ricchezza si manifesta attraverso il rivestimento in stucchi e altari e balaustre in marmo policromo.

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Chiesa della Santissima Annunziata (interno)

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La Chiesa di Santa Maria della Tomba si trova in Piazza Plebiscito e la leggenda vuole che il termine della Tomba provenga dall'ubicazione in situ del sepolcro o della domus di Ovidio. La tradizionale facciata rettangolare in stile romanico-gotico presenta un portale a sesto acuto su cui è scolpito lo stemma della famiglia Aragona, che nel Medioevo aveva il dominio su Sulmona.

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Chiesa di Santa Maria della Tomba (esterno)

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Raggiungiamo Pacentro, un paesino folcloristico (parte del Club dei Borghi più Belli d’Italia) arroccato sulle pendici delle Montagne del Morrone, all'ingresso della Valle Peligna. Della Chiesa di Santa Maria Maggiore o della Misericordiadedicata alla protettrice del paese, ci ha colpiti principalmente l’interno, rimaneggiato nel corso dei secoli: tra il XVII e il XVIII, fu arricchito da altari laterali di gusto barocco e, verso la fine del XIX, le volte a crociera delle navate laterali e la soffittatura piana dell’aula centrale furono decorate con bassorilievi a stucco ad immagini sacre e motivi geometrici e floreali. Il campanile, con cuspide piramidale, è visibile nello skyline del paese.

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Chiesa di Santa Maria Maggiore o della Misericordia (interno)

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Il Castello Caldora, antica fortificazione e temporanea dimora della famiglia Caldora del regno di Napoli, si qualifica come l’edificio più rappresentativo del paese. Antecedente al XIV secolo, è costruito su una base di forma trapezoidale ai cui angoli si ergono quattro torri a base quadrata, di cui oggi ne sono visibili soltanto tre (del Re, Fantasma e d’Assedio) e dalle quali si contempla il paesaggio della Valle Peligna e del Parco Nazionale della Majella.

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Vista dal Castello Caldora

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Arriviamo a Pescocostanzo, dopo un breve tratto in auto, sito in un territorio dominato prevalentemente da pascoli e attrattivo per i suoi impianti sciistici, come anche le vicine Rivisondoli e Roccaraso. Seppur piccolo il borgo presenta numerosi edifici religiosi, prima fra tutti la Basilica di Santa Maria del Colle il cui antico portale romanico-gotico fu trasferito sull'ingresso del fianco settentrionale, sulla sommità di una rampa di scale, che ospita anche la Chiesa di Santa Maria del Suffragio. In asse lungo la via in lastre di pietra bicroma raggiungiamo la Piazza del Municipio riservata a Palazzo FanzagoPalazzo del Municipio e le maggiori architetture civili del paese.

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Pescocostanzo e Piazza del Municipio

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La lunga erosione delle acque del fiume Sagittario ha dato vita ad un canyon meraviglioso, abitato da un’immensa varietà di flora e fauna, sono le Gole del Sagittario, dal 1997 area naturale protetta. Lungo il tragitto in macchina attraverso la strada che da Anversa degli Abruzzi giunge a Cocullo, ricca di luoghi di interesse naturalistico, incontriamo l’Eremo di San Domenico, costruito sulle rive del lago omonimo. Il santuario si trova nel comune di Villalago, Villa de Lacu, voluto dal Santo che giunse nella Valle del Sagittario e visse nell’incanto di questi luoghi intorno all’XI secolo. Attraverso il portico dotato di bifora e di pitture parietali si entra nella piccola chiesa il suo altare nasconde sulla sinistra un semplice ingresso che porta alla parte più significativa di questo insolito luogo di culto, la Grotta di San Domenico, entro cui il Santo soleva riposarsi al riparo dal caldo.

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Eremo di San Domenico (esterno)

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GIORNO 3

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Il terzo giorno visitiamo Scanno, un piccolo presepe arroccato su uno sperone di roccia ai confini del Parco Nazionale d’Abruzzo. Il paese è stato definito il più bel borgo d’Italia dalla CNN e nel corso degli anni ha attirato artisti da tutto il mondo, primi fra tutti l’incisore e grafico olandese Maurits Cornelis Escher e il fotografo francese Henri Cartier-Bresson i quali hanno immortalato le sue bellezze.

Ogni angolo di paese è fotogenico: casette addossate con le tipiche cemmause (scalinate d'accesso), viuzze strette, portali decorati, archi antichi, chiesette gotiche, romaniche e barocche, botteghe orafe, panorami che si aprono verso la natura e tanto silenzio. Insomma una vera bellezza per gli occhi!

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Ci dirigiamo verso Roccascalegna per visitare il castello che, con Rocca Calascio, è definito il più bello in Abruzzo. Il nome viene da Rocca con la scala di legno che dal paese coduceva direttamente alla torre del Castello, edificato in epoca normanna a scopi difensivi e rimaneggiano tra ‘500 e ‘600. Si erge su un imponente sperone roccioso, domina la Valle del Rio Secco e per raggiungerlo, percorrendo un’impegnativa scalinata, ci si imbatte in un’antica chiesetta intitolata a San Pietro. Raggiunta la cima si possono visitare la Torre della sentinella, quella del carcere, la Cappella e la Torre Angioina senza citare la splendida veduta che si gode dall’alto della rupe.

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Roccascalegna

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Proseguiamo verso la costa; dopo tutta questa montagna ci meritiamo un pò di mare! Scegliamo la Costa dei Trabocchi, tratto di litorale della provincia di Chieti (che si snoda da Francavilla al Mare fino a San Salvo, passando per Ortona, Fossacesia, San Vito Chietino e Vasto), caratterizzata dai trabocchi, antiche macchine da pesca su palafitta tanto celebrate da D’Annunzio (e probabilmente anche da Papa Celestino V). È variegata la scelta di spiagge di sabbia e ciottoli in cui trascorrere la giornata: a Ortona la spiaggia di Ripari di Giobbe, a San Vito Chietino la spiaggia di Calata Turchino, per non parlare di Fossacesia e, più a sud, della nota Riserva Naturale Regionale di Punta Aderci. Questa si estende dalla spiaggia di Punta Penna alla foce del fiume Sinello, e il promontorio con il trabocco omonimo caratterizza l’intera area racchiudendo il parco e i fondali marini.

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Punta Aderci

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Adagiato sulla sommità di un colle roccioso poco più nell’entroterra, c’è il borgo di Rocca San Giovanni, di origine medioevale. Il paese è circondato interamente da campi coltivati e il suo cuore si identifica in Piazza degli Eroi, con il complesso parrocchiale romanico della Chiesa di San Matteo Apostolo, l’adiacente torre campanaria e il Palazzo municipale.

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Rocca San Giovanni

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Il sole che si ritira dietro le colline ci avverte che il nostro giro è terminato e per rendere la fine all’altezza della bellezza gustata nei precedenti giorni, non ci siamo fatti mancare la tipica cena a base di pesce su un Trabocco, sospesi tra mare e vento.

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Trabocco Punta Cavalluccio

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CURIOSITÀ

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Lo sapevate che l’Abruzzo è la zona ad avere la più grande concentrazione di eremi nel mondo (dopo il Tibet)? Quando l’ho scoperto non ci volevo credere, io che sono sempre stata attratta da questi luoghi isolati dal resto del mondo, ce ne ho avuti tanti proprio sotto ai miei occhi. 

 

Avete notato anche voi come quasi tutte le chiese che abbiamo incontrato nel corso della nostra gita abruzzese presentino una facciata quadrata? Mi sono documentata: è la caratteristica della chiesa abruzzese di stampo aquilano, a facciata quadrata con il coronamento orizzontale, divisa in due o tre ordini, con uno o più rosoni a raggiera in centro, e alla base uno o tre portali in asse, dall'arco a tutto sesto, spesso strombato se si tratta di influenze gotiche e dalla lunetta affrescata o decorata da un bassorilievo a carattere sacro.

 

Mi sono anche chiesta quali fossero i criteri per essere ammessi nella lista dei Borghi più belli d’Italia e tornata a casa ho cercato. Innanzitutto bisogna che la popolazione del borgo non superi i 2.000 abitanti, successivamente che risponda a requisiti di integrità del tessuto urbano, di armonia architettonica, di vivibilità del borgo, di qualità artistico-storica del patrimonio edilizio, nonché garantire specifici servizi al cittadino. Ho scoperto che l’Abruzzo ne possiete 24 di Borghi in questa lista (terza in Italia dopo Umbria e Marche) e noi ne abbiamo visitati sei, principalmente nella provincia de l’Aquila.

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